Treviso/Casier – Lungo la Restera – Domenica 13 novembre 2016

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ORE 7:45 Ritrovo al parcheggio dell’ex supermercato COOPCA a S. Giuseppe di Cassola
ORE 8:00 Partenza per Treviso
ORE 9:00 Arrivo a Treviso, Parcheggio Prato Fiera ed inizio camminata
ORE 12:30 fine camminata e rientro libero a Bassano
Lunghezza percorso 12 km circa – 70 % sterrato – Interamente pianeggiante, adatto a tutti.


LEZIONE ITINERANTE DI NORDIC WALKING SULLA RESTERA: una strada che corre sugli argini dei fiumi. Essa rappresentava la pista attraverso cui transitavano uomini ed animali addetti, sino alla metà del secolo scorso, al traino delle imbarcazioni commerciali che risalivano o discendevano il corso degli stessi fiumi. La restera costituiva come tale un’infrastruttura di grande importanza ed era conservata in perfetto stato di efficienza, con l’eliminazione della vegetazione legnosa che cresceva verso il fiume. A percorrerla erano i ‘cavillanti’, ovvero coloro che possedendo un cavallo che offrivano il lavoro proprio e dell’animale ai barcaioli che pilotavano le pesanti imbarcazioni (‘i burci’) destinate al trasporto di granaglie, inerti e laterizi. Era un lavoro estenuante per gli uomini e durissimo per le bestie, che finivano sfiancate presto dall’enorme inerzia del traino laterale. Oggi il sentiero nascosto tra la folta vegetazione di robinia che sostengono l’argine, ha mutato il proprio volto e la propria destinazione, trasformandosi quasi ovunque in passeggiata da cui si coglie la bellezza del fiume e non solo. il nostro cammino infatti ci porterà ad attraversare l’isola di Villa Pendola costeggiando il cosiddetto Sile Morto, per meravigliarci poi su una lunga passerella che permette di osservare il particolare cimitero dei burci.
Il punto di arrivo del nostro percorso è Casier dove il Sile si allarga e vi è un porticciolo. La piazza è molto bella e si può osservare un bellissimo orologio mosso dall’acqua con i particolari meccanismi meccanici in bella vista.
Una sosta per una pausa rigenerante e poi il ritorno a Treviso secondo un tratto che solo in parte ripercorre il cammino dell’andata

Di seguito alcune notizie sui luoghi che avremo il piacere di attraversare

VILLA PENDOLA E IL SILE MORTO
Villa Pendola è un meandro fluviale ricavatosi a seguito di un taglio realizzato negli anni 50. Una sorta di penisola delimitato dallo scorrere “fermo” del Sile Morto. Il percorso di Villapendola segue il vecchio corso del Sile, percorso abbandonato a metà degli anni cinquanta in seguito al nuovo taglio del fiume che portò, grazie al dislivello di sei metri, all’edificazione della centrale elettrica.La zona è una vasta area agricola, racchiusa da un’ansa del Sile. Il sentiero è delimitato, sul lato dei coltivi, da una lunga siepe d’acero campestre, frammisto a Salici e Ontani.Continuando lungo il percorso è facile incontrare l’Usignolo di fiume la Ballerina bianca ,il Martin pescatore e scorgere, mimetizzati tra i vecchi steli, la Cannaiola e il Cannareccione. La ricca vegetazione ospita e favorisce la diffusione nell’area circostante di Merli , Verzellini, Cardellini, Verdoni e Fringuelli.

IL CIMITERO DEI BURCI
Il burcio era una grossa barca il cui fondo piatto arrivava fino all’estremità superiore della prua. Di costruzione molto solida, era adibita al trasporto e usata nella bassa valle Padana, principalmente sui canali veneti, sul Po sino a Pavia e sul Po di Volano sino a Ferrara. Armava due alberi incernierati con delle vele al terzo, di cui quella di poppa più piccola. Date le dimensioni, durante la costruzione il burchio non poteva venire capovolto e per rivestire il fondo veniva perciò sbandato da un lato e poi dall’altro per avere lo spazio di sistemare le tavole del fondo. Il burcio era un’imbarcazione adatta alla navigazione fluviale soprattutto per il trasporto commerciale. Costruito con l’impiego di legno duro che garantiva resistenza all’umidità per le strutture principali, e legno dolce, più elastico, per le parti soggette ad urti, aveva un pescaggio a pieno carico di circa due metri. La parte esterna dello scafo, immersa nell’acqua, impregnata di pece, era di colore nero e i fianchi, di colori vivaci, a volte venivano decorati. I tre uomini necessari per portare il burcio, erano il paròn, il marinéro e il morè. Il paròn era il capitano, il marinéro (marinaio) eseguiva le manovre e il morè (mozzo) si occupava dei pasti e delle pulizie. Due strette aperture quadrangolari (fondèi) con una porticina in legno sul fasciame di coperta, una davanti e una dietro, permettevano di calarsi “sotto prora” (sòto pròa) o “sotto poppa” (sòto pupa), dove c’erano gli alloggi di barcari e capobarca. Il burcio era tutto: era la casa e lo strumento di lavoro. Nonostante gli spazi fossero ristretti, non mancava niente. L’alloggio era ricavato a poppa ed era riservato al “paròn” capobarca per consuetudine marinara, quale segno di rispettosa distinzione. il marinero e il morè erano sistemati sòto pròa, cioè davanti. Per il riposo vi erano delle cuccette, riparate alla meglio dall’umidità con della tela cerata.

Istruttori di riferimento Angelita: 347 6695731

N.B. Abbigliamento adeguato alle temperature del periodo, prevedendo dei capi adatti in caso di pioggia e relativo cambio. E’ obbligatorio, per quanti fanno uso di farmaci, averli appresso anche durante la passeggiata, inoltre è fondamentale avvisare gli organizzatori della presenza di eventuali patologie.
Bastoncini a disposizione gratuita per chi ne fosse sprovvisto