Ore 8.15 ritrovo al parcheggio sud del supermercato Famila – Viale Vicenza – Bassano per partenza alle ore 8.30
Ore 10.00 arrivo a Campolongo (parcheggio Centro Fondo) e inizio ciaspolata ore 10.30
Percorso: 3 ore circa, 175 mt di dislivello, facile e adatto a tutti
Ore 13.30 fine uscita e rientro libero a Bassano. Possibilità di pranzare al rifugio Campolongo prenotando entro martedì 16 agli istruttori
Per questa uscita ci affideremo ad una guida alpina che ci porterà sul Sentiero della Pace da Campolongo al Forte Campolongo passano per la Voragine del Sciason
Poco dopo la partenza, all’improvviso, appare uno degli spettacoli più paurosi che la natura dell’altopiano sa offrire.
Una grande grotta che sprofonda in un pozzo vertiginoso del quale non si vede il fondo. Le pareti sono incrostate di ghiaccio, sul tetto della grotta si apre un buco, un camino, che fora la volta e permette un vortice d’aria particolarissimo.
E’ la caverna del Sciason (pronuncia S-ceson o S-ciason o anche Sieson) dalle dimensioni colossali e dove, come per altri luoghi paurosi o magici degli altipiani, s’intrecciano leggende e disavventure.
La bocca di questo mostro è larga almeno una quarantina di metri.
Un pulpito, una specie di labbrone proteso nel vuoto opportunamente protetto con parapetti, permette di affacciarsi sulla profondità del buio e spaventoso pozzo.
E vengono i brividi… dal freddo!
La voragine è una specie di imbuto rovesciato, con il gradone del primo fondo una cinquantina di metri più in basso. Gli speleologi assicurano che altre balze sprofondano fino a quasi cento di metri, ad un laghetto ghiacciato. (magicoveneto.it)
FORTE CAMPOLONGO
La costruzione, tutta concentrata attorno all’area di sparo, già dall’esterno rivela come le finestre di affaccio del primo piano siano in linea con la cupola sovrastante. Questo, perchè in caso di rottura del cannone fosse possibile attraverso pulegge, calarlo dalla finestra. La scala che dal primo piano (in cui si trovavano il comando, l’infermeria, il deposito munizioni e sacchetti di polvere vuoti, i servizi vari) accede alle 4 cupole attraverso una ripida scala. Una particolarità riguarda il sistema di comunicazione fra cupole e primo piano per il rifornimento continuo delle munizioni: si usava la posta pneumatica, attraverso condotti ancora visibili. Era l’unico metodo, se solo per un attimo si riesce ad immaginare quale dovesse essere il fragore, il polverone e il marasma che imperavano in fase di attacco. Si pensi che i serventi al pezzo usavano dei calzari particolari sovrascarpe in corda per non produrre attrito, quindi scintille, che potevano farli saltare in aria quando si spostavano.
Altra peculiarità dei forti di entrambi gli schieramenti il sistema di trasporto delle munizioni dalla Santa Barbara esterna – attraverso carrello su rotaia – al piano terra e da qui con un montacarichi al primo piano, quindi, con la puleggia, alle cupole. Le stesse, oggi perfettamente ricostruite in acciaio Corten, mostrano come fosse strutturata internamente l’area di tiro: le bombe avevano ciascuna un alloggiamento ben visibile, sul basamento di cemento, quasi un’enorme cartucciera. Le cupole erano lenticolari: attraverso un meccanismo di ingranaggi meccanici ruotavano in direzione dell’obiettivo e l’oblò si apriva, dopodichè, rientravano in posizione. Lo spessore: mezzo metro d’ acciaio per varie tonnellate di peso. Il punto debole era il bordo esterno, più sottile. Se colpito, la cupola capottava letteralmente, come un’enorme tartaruga, zampe all’aria. Oltre alle 4 cupole, la torretta di avvistamento per l’alzo del tiro protetta da una piccola calotta.
Sul tetto, una canaletta raccoglieva l’acqua piovana per dirigerla verso i conservoni. La carenza d’acqua era una costante e va sottolineato che l’acqua serviva anche per raffreddare in continuo i cannoni. Grave carenza strutturale di tutti i forti italiani, l’assenza di cemento armato che li rendeva fragili in confronto a quelli nemici, come si rileva nettamente nelle parti non ristrutturate. Attualmente è in fase di ripristino il condotto che dalla parte sommitale portava all’esterno del forte.
I forti italiani sul territorio sono omogenei fra loro, tranne che per le dimensioni: il Campolongo è l’unico ad avere solo 4 postazioni, quindi è quello più ridotto. Fa sorridere – tragicamente – lo stile architettonico impresso a tutte le strutture, la leziosità e la cura dei particolari in pietra, con tanto di vascello medioevale e fossato, a ricordo dell’ultimo periodo in cui la nazione aveva costruito fortificazioni a scopo bellico…per combattere alla fine, in modo del tutto inadeguato, una guerra impossibile, una guerra che l’Italia non avrebbe mai vinto se il nemico non si fosse trovato a combattere anche sul fronte orientale! Le macerie e i tragici resti sparsi in tutta la catena alpina restano muta testimonianza della follia umana. Dopo aver visitato un forte e assorbito l’atmosfera che lo permea, il ritorno è sempre silenzioso, si ha meno voglia di scherzare e più di trar consolazione dalla vista dei boschi lussureggianti. (asiago.it)
Per il noleggio delle ciaspole consigliamo di prenotarle sin d’ora presso i negozi di vostra fiducia.
Abbigliamento e calzature adatte alle temperature della stagione, ricordando guanti e berretto ed anche un ricambio in caso di maltempo.
Snack e bibite per la sosta di metà mattino
E’ obbligatorio, per quanti fanno uso di farmaci, di averli appresso anche durante la passeggiata.
INFORMAZIONI: Gianfranco 35 1311 770 – Donata 333 6794141